Mi trovo oggi ad affrontare un tema a me
molto caro, già rivisitato diverse volte.
La libertà.
Credo che libertà significhi essere
costantemente padroni di se stessi.
Ma come si raggiunge tale grado di
libertà? Liberandoci dagli schemi.
A tal proposito, sono fermamente convinto
che le basi siano utilissime, senza una buona base gli edifici crollano, il
problema nasce quando si crede che la base sia esclusivamente la risposta a
tutti i problemi.
Il palazzo non è le sue fondamenta, una
scultura non è la pietra, un quadro non è la tela ed i colori, un arte marziale
non è la tecnica.
Se crediamo veramente che solo la tecnica
sia sufficiente per avere un buon marzialista, credo che stiamo commettendo un
grave errore.
Le basi sono fondamentali, ma allo stesso
tempo sono uno strumento, un propedeutico, ma di certo non sono la risposta, se
la domanda è “libertà”.
Anzi spesso la base è il contrario della
libertà. Un errore comune è ritenere che nella base ci sia tutto ciò che c’è da
sapere, così pensando non ci sentiremo mai liberi di esprimere la nostra
personalità.
La base è la strada, la libertà è la
destinazione.
Come dice Yoda <<Devi disimparare ciò
che hai imparato>>.
Questo significa che una volta imparata la
base, dobbiamo essere in grado di andare oltre.
Sembrerò banale, ma non dimentichiamoci
che un arte marziale si chiama così poiché è un arte e come tale ci da la
possibilità di esprimere noi stessi, non sprechiamo questa possibilità.
A tal proposito voglio riportare un
estratto da un libro che sto leggendo, che mi ha dato spunto per la scrittura
di questo post.
"L’uso che
Musashi faceva della spada differiva da quello del comune spadaccino del suo
tempo. In base alle normali tecniche, se il primo colpo andava a vuoto, la
forza della spada si dissipava nell’aria. Era necessario riportar la lama
indietro prima di colpire ancora. Ciò era troppo lento per Musashi. Ogni qual
volta egli colpiva di lato, c’era pronta una stoccata di ritorno. Una sventola
verso destra era seguita, essenzialmente in un'unica mossa, da una sventola di
ritorno a sinistra. La sua lama creava due strie di luce, un disegno molto
simile a due aghi di pino congiunti all’estremità.
…….
Non
avendo studiato sotto un maestro, Musashi si trovava talvolta in svantaggio, ma
c’erano anche dei casi in cui ciò gli tornava vantaggioso. Uno dei suoi punti
di forza era ch’egli non era mai stato premuto entro lo stampo di alcuna scuola
particolare. Dal punto di vista ortodosso, il suo stile non aveva alcuna forma
discernibile, non aveva né regole né tecniche segrete. Creato dalla sua
immaginazione e dalla sua necessità, era uno stile difficile a classificarsi o
a definirsi."
estratto da "Musashi", di Eiji Yoshikawa.
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