giovedì 27 dicembre 2012

Non prendiamoci in giro

In passato, quando ancora non esistevano internet, youtube e affini (oddio sembra che stia parlando di secoli fa, ma credetemi, quando io cominciai a praticare ancora non c’erano tutti gli strumenti che abbiamo oggi ed ho solo 32 anni), noi praticanti eravamo molto sfortunati, poichè ci potevamo affidare soltanto all’insegnamento nei dojo e alla lettura di qualche libro. 

Sicuramente chi è della mia età ed ha dimestichezza con l’aikido, tra i vari testi che gli sono passati sotto mano ha letto “L’aikido e la sfera dinamica”.



Bene ora credo che dopo “L’aikido e la sfera dinamica” sia opportuno scrivere “L’aikido e la palla di lardo”.






Esistono delle persone (le palle di lardo di cui sopra) per le quali in aikido c’è un obiettivo da raggiungere ed una volta arrivati smettono di allenarsi, io sinceramente non credo sia così, ho sempre pensato che, salute permettendo, praticherò aikido per tutta la mia vita, senza aver mai e sottolineo mai, aver raggiunto un obiettivo finale. 



Mi spiego meglio, grazie alla pratica dell’aikido ho raggiunto tantissimi obiettivi che non starò qui ad elencare anche perchè non credo vi interessi, ma di certo nessuno di questi obiettivi era un traguardo.



Purtroppo non esiste un traguardo finale, non potrò mai dire “Ok sono arrivato qui, ora posso smettere di allenarmi”.
Assolutamente no, non esiste fesseria più grande di questa.

Con che coraggio continuerò a salire su un tatami se decido di non allenarmi più, come posso pensare di continuare ad insegnare qualcosa agli altri se io stesso ho deciso di voler smettere di imparare.
Quindi non prendiamoci in giro, in aikido ci si allena tutti insieme, si sale sul tatami, si suda e si pratica, ma non c’è qualcuno che guarda gli altri dal piedistallo e dice “Tu fai questo, tu quest’altro” con le terga a riposare.


Un allievo che ho conosciuto da poco, a tal proposito mi ha detto una frase semplice ma geniale, mentre parlavamo di ciò.

“Chi pratica male, insegna male!”

 Semplice ma geniale allo stesso tempo.

mercoledì 12 dicembre 2012

Il toro e il salice piangente

Alla base di un buon allenamento c’è la sincerità.



Mi capita spesso con persone che praticano Aikido da pochissimo ricevere  domande del tipo:
“Ma perchè devo attaccare in questo modo piuttosto che in quest’altro?”
“Ma se il primo attacco va a vuoto posso colpire di nuovo?”
“Ma se il mio avversario non si muove subito, perchè devo aspettarlo?”

E così via...



Le domande sono talmente tante che ad un certo punto mi  verrebbe da urlare “BASTAAAAA!!!!!!!!”, ma poi mi rendo conto di una cosa semplicissima.
Quelle domande sono tutte lecite.
E’ ovvio che quando si studia una forma, bisogna entrare nella mentalità schematica della forma, in maniera da ripeterla per poterne assimilare i principi. Però dopo potrebbe accadere qualcosa di insolito, gli allievi che inizialmente facevano tante domande, rischiano di essere risucchiati da un buco nero, ovvero smettono di farsi domande proprio quando dovrebbero.



Magari praticano da anni e proprio quando dovrebbero andare oltre la forma, oltre lo schema, ne rimangono prigionieri.


Ed ecco che viene fuori il toro.

Assistiamo così a scene “preconfenzionate”, attacchi telecomandati, proiezioni già stabilite 5 minuti prima che cominci l’attacco.
Questi praticanti sembrano un toro che parte appena vede uno straccio rosso e va avanti con i paraocchi.


Una minima variabile nello schema li manda in crisi, hanno difficoltà ad adattarsi ed il motivo è che sanno allenarsi sono all’interno di una schema prestabilito.

Io preferisco di gran lunga il salice piangente, capace di adattarsi a ogni situazione.



Se il vento è forte si piega, quando il vento cede ritorna come era prima.
Sente tutto ciò che gli succede attorno.

Magari in casi del genere è probabile che non vedremo mai applicare una tecnica da “manuale”, ma riusciremo a notare una notevole capacità adattiva, un continuo fluire tra attacco, capacità di adattarsi e risposta all'attacco.


Non dobbiamo mai accettare le cose passivamente, non dobbiamo mai smettere di metterci in discussione, non dobbiamo smettere mai di fare domande, un po’ come fanno i bambini.

“Il grande uomo è colui che non perde il suo cuore di bambino”
Meng-Tzu



venerdì 23 novembre 2012

Libertà di espressione


Mi trovo oggi ad affrontare un tema a me molto caro, già rivisitato diverse volte.

La libertà. 




Credo che libertà significhi essere costantemente padroni di se stessi.

Ma come si raggiunge tale grado di libertà? Liberandoci dagli schemi.



A tal proposito, sono fermamente convinto che le basi siano utilissime, senza una buona base gli edifici crollano, il problema nasce quando si crede che la base sia esclusivamente la risposta a tutti i problemi.

Il palazzo non è le sue fondamenta, una scultura non è la pietra, un quadro non è la tela ed i colori, un arte marziale non è la tecnica.
Se crediamo veramente che solo la tecnica sia sufficiente per avere un buon marzialista, credo che stiamo commettendo un grave errore.
Le basi sono fondamentali, ma allo stesso tempo sono uno strumento, un propedeutico, ma di certo non sono la risposta, se la domanda è “libertà”.
Anzi spesso la base è il contrario della libertà. Un errore comune è ritenere che nella base ci sia tutto ciò che c’è da sapere, così pensando non ci sentiremo mai liberi di esprimere la nostra personalità.

La base è la strada, la libertà è la destinazione.



Come dice Yoda <<Devi disimparare ciò che hai imparato>>.

Questo significa che una volta imparata la base, dobbiamo essere in grado di andare oltre.


Sembrerò banale, ma non dimentichiamoci che un arte marziale si chiama così poiché è un arte e come tale ci da la possibilità di esprimere noi stessi, non sprechiamo questa possibilità.

A tal proposito voglio riportare un estratto da un libro che sto leggendo, che mi ha dato spunto per la scrittura di questo post.

"L’uso che Musashi faceva della spada differiva da quello del comune spadaccino del suo tempo. In base alle normali tecniche, se il primo colpo andava a vuoto, la forza della spada si dissipava nell’aria. Era necessario riportar la lama indietro prima di colpire ancora. Ciò era troppo lento per Musashi. Ogni qual volta egli colpiva di lato, c’era pronta una stoccata di ritorno. Una sventola verso destra era seguita, essenzialmente in un'unica mossa, da una sventola di ritorno a sinistra. La sua lama creava due strie di luce, un disegno molto simile a due aghi di pino congiunti all’estremità.
                …….
                Non avendo studiato sotto un maestro, Musashi si trovava talvolta in svantaggio, ma c’erano anche dei casi in cui ciò gli tornava vantaggioso. Uno dei suoi punti di forza era ch’egli non era mai stato premuto entro lo stampo di alcuna scuola particolare. Dal punto di vista ortodosso, il suo stile non aveva alcuna forma discernibile, non aveva né regole né tecniche segrete. Creato dalla sua immaginazione e dalla sua necessità, era uno stile difficile a classificarsi o a definirsi."

 estratto da "Musashi", di Eiji Yoshikawa.





sabato 10 novembre 2012

Piccoli dettagli

Per la serie "Su questo blog difficilmente vedrete video di aikido in cui praticanti volano a destra e a sinistra", credo semplicemente che su questo blog vedrete ciò che io apprezzo di più dell'aikido e non sto parlando quindi di balletti coreografici per stupire il pubblico, bensì parlo di studi e criteri per stupire se stessi.

Questo video potrebbe rientra nella categoria dei video "Piccoli dettagli che fanno una grande differenza e che fanno grande un uomo".


martedì 23 ottobre 2012

Schiavi della paura.

Come si diventa schiavi di una catena?



Se siamo bloccati, se abbiamo un vincolo, se abbiamo un impedimento, la prima cosa che ci viene da pensare molto probabilmente è

              "Come faccio a liberarmene?"

ed altrettanto spesso siamo talmente presi dal concetto di liberarci da qualcosa che ne diventiamo schiavi.




Non siamo più schiavi del vincolo o dell'impedimento, ma siamo schiavi dell'idea del vincolo, non del problema in quanto tale, ma dell'astrazione del problema.


Uno dei pilastri dell'aikido è imparare a convivere con i problemi, essere in grado di gestire soluzione che altrimenti ci manderebbero in crisi.
Convivere con i problemi non significa accettarli passivamente, ma fare in modo che non ci rendano schiavi di noi stessi.


Un ostacolo ci crea sicuramente un impedimento, e tale impedimento crea una perturbazione nel nostro stato d'essere, ora questa perturbazione genera paura in noi per tanti motivi perché per esempio ci rendiamo conto che qualcosa di esterno può spezzare il nostro equilibrio.
La questione non è eliminare la paura.



Se io mi stessi buttando da un aereo ed il paracadute non si apre, sarei stupido se non avessi paura.



Non bisogna lavorare sul NON AVERE PAURA, ma bisogna imparare a NON AVERE PAURA DI AVERE PAURA, solo così saremo liberi.




mercoledì 17 ottobre 2012

mercoledì 3 ottobre 2012

La tecnica migliore.


Nel corso dei miei anni di pratica ho visto diversi stili, ho osservato numerose applicazioni della stessa tecnica.
Inizialmente la cosa mi mandava un po' in confusione, capitava spesso che allenandomi con gente nuova, notassi che persone diverse applicano la stessa tecnica in maniera diversa e non di rado mi sono chiesto 
"Ma tra tutte questi praticanti, chi conosce veramente la tecnica?
Possibile che esistano tutte queste forme diverse, e soprattutto quanta altra gente esiste nel mondo che fa questa tecnica diversamente ed io non conosco?"
Per farla breve mi chiedevo in effetti quale fosse la forma migliore per ogni tecnica.

Vivevo nel terrore, pensando che ogni giorno, magari anche dopo 30 anni di pratica, potesse arrivare un perfetto sconosciuto a dirmi 
"Guarda io quando applico la tecnica X mi metto un dito nell'orecchio, e la tecnica funziona lo stesso" 



ed io lì a cercare di capire se il dito nell'orecchio fosse fondamentale o no.
Credetemi il pensiero mi distruggeva da dentro, perchè significherebbe allenarsi per tutta la vita, pensando che dopo anni e anni di duro lavoro, chiunque era in grado di dimostrare che il lavoro di un altro "funzionava meglio".



Un giorno però accadde qualcosa che mi stravolse l'esistenza, avevo un appuntamento con mio padre, dovevamo vederci in una piccola piazza di un paese, io come al solito arrivai in anticipo e decisi di andare incontro a mio padre, camminai per circa 100 metri a ritroso verso la strada principale che conduceva alla piazza.



Dopo 10 minuti di attesa, presi il cellulare e chiamai mio padre


Io: "Ma dove sei?"
Mio padre: "Se ti giri mi vedi"


Immaginate ora il mio stupore, mio padre era in piazza ad aspettarmi ed io non me ne ero accorto, appena lo vidi gli chiesi

"Scusa ma come hai fatto?Sono arrivato prima di te e ti ho aspettato sul corso, non ci sono altre strade per arrivare qui"



E lui "Veramente c'è una stradina parallela, ma forse non la conosci. Poco importante, non puoi mica conoscere tutte le strade, l'importante è che ora siamo qui"



In quel momento mi si aprì un mondo, una persona che non conosceva assolutamente niente del mondo delle arti marziali mi fece capire che non esiste un percorso migliore, non esiste la soluzione per tutti, esiste solo l'applicazione di un principio, poi le sfumature sono personali, dipendono dalle situazioni, dalle sensazioni del momento.

Da quel momento in poi ogni volta che penso alle molteplici forme di applicazioni di un principio o alle numerose tecniche che esistono, mi viene in mente questo episodio e mi dico sempre che 

"Voglio conoscere tutte le tecniche che esistono, per questo motivo non ne voglio imparare nessuna".





martedì 2 ottobre 2012

Nuovo Corso di Aikido

Per tutti i volenterosi, per chi ha voglia di imparare qualcosa di nuovo, per chi ha voglia di approfondire qualcosa che già conosce, per chi ha semplicemente voglia di sudare un po'.

L'appuntamento è Martedì e Giovedì alle ore 20:00 alla palestra Sportilia in Monteforte Irpino.




mercoledì 4 luglio 2012

Qui ed ora


Quante volte ci capita di fare una cosa e pensare assolutamente ad altro, quante volte non viviamo pienamente ciò che stiamo facendo.

Diamo sempre per scontato che ci sia una altra occasione, un altro momento per dedicarci a quella cosa in particolare e per questo motivo la viviamo in maniera passiva.
Ma cosa accadrebbe se dessimo importanza ad ogni singolo momento, se in ogni occasione fossimo in grado di guardarci attorno vivendo tutto ciò che ci circonda.

Magari quei pochi che stanno leggendo questo post in questo momento, mentre leggono pensano ad altro.

La consapevolezza delle nostre azioni è fondamentale, essere consapevoli significa vivere qui ed ora.
Questo concetto è importantissimo tanto nel mondo delle arti marziali nel quale ogni attimo ci separa tra vittoria e sconfitta , quanto nella vita di tutti i giorni.

Avere la consapevolezza di ogni attimo significa vivere pienamente, senza lasciarsi affogare dai desideri, dalle aspettative, dalle previsioni, dalle congetture.

Questo non significa vivere come dei vegetali che accettano tutto ciò che accade senza desideri, anzi significa avere dei desideri, ma i desideri, le paure, i timori non ci condizionano la vita.



venerdì 22 giugno 2012

Venghino signori, venghino!

Come anticipato stanno partendo una serie di iniziative, questa è la prima.


Il corso comincerà ad ottobre ad Avellino.

Per tutti quelli che fossero interessati contattatemi pure.

Si ringrazia per la locandina:

                      La disponibilità di Fabio
                      La pazienza di Cristiano
                      La resistenza di Alessandro

Spero che i miei attuali compagni di giochi di aikido mi verranno a trovare spesso e non si dimentichino di me.

Prima di cominciare quest'avventura voglio comunque ringraziare di cuore tutta la mia famiglia parallela, ovvero tutti quelli che si sono allenati con me per anni e che mi hanno permesso di arrivare dove mi trovo attualmente.

Vi aspetto a braccia aperte.

martedì 12 giugno 2012

Coming Soon

Salve a tutti,
presto ne arriveranno delle belle, quindi restate sintonizzati su questi schermi.
E' questione di giorni ormai, e si darà il via a tutta una serie di progetti interessanti.


martedì 5 giugno 2012

Geniale!!!

Parafrasando il rasoio di Occam

"E' inutile fare con più ciò che si può fare con meno"

Questo video ne è la dimostrazione geniale.

http://www.youtube.com/watch?v=duUvJGcvMC4

Non ostiniamoci a complicarci le cose cercando soluzioni impraticabili e inesistenti.

lunedì 21 maggio 2012

In memoria di...


Oggi è un giorno speciale.
Dedicato ad una persona che purtroppo non c'è più e che ha lasciato un grande vuoto dentro di noi, ma allo stesso tempo è stato capace di darci gli strumenti e la forza per riempire questo vuoto.

venerdì 11 maggio 2012

Racconto Zen


Oggi voglio provare a scrivervi un racconto Zen, non me ne vogliate se il risultato sarà pessimo, e se qualcuno dovesse vederci invece qualcosa che gli sembra noto allora vorrà dire che il risultato sarà stato positivo.

Grazie anticipatamente per la lettura.



Tempo fa esisteva un bravissimo disegnatore, aveva del talento, era eccezionale, ma gli mancava la tecnica.
Siccome voleva approfondire lo studio di tale arte, decise di andare da uno dei migliori disegnatori esistenti.





Il maestro lo accolse a braccia aperte, e gli insegnò tutto ciò che sapeva.
Così ora il nostro ragazzo oltre ad essere un eccellente disegnatore era anche a conoscenza di tutte le tecniche di disegno.



Un giorno il maestro, ormai già anziano, morì; così il ragazzo si ritrovò senza una guida.

Da quel giorno in poi il suo talento venne riconosciuto da tutti, in quanto era in grado di fare delle repliche perfette dei capolavori del suo maestro e gli venivano commissionate copie dei quadri del suo insegnante, poichè dopo la sua morte tutti ne volevano avere una in casa e così il ragazzo venne apprezzato e conosciuto in tutto il mondo.

Un giorno ad una commemorazione della morte del suo maestro tutti andavano dal ragazzo ringraziandolo per aver dato continuità alle opere del suo insegnante.

Durante la cerimonia, un bambino vide che tutti andavano dal ragazzo a ringraziarlo in quanto grande disegnatore e gli chiese, con la bontà e l'innocenza che solo i bambini sanno avere "Scusa mi faresti un disegno con una casa, una famiglia e un cane?" e gli porse foglio bianco e matita.



Il ragazzo raccolse foglio e matita e tutto si fermò.

La stanza divenne buia, fredda e gelida; un attimo divenne una vita intera.

Non sapeva cosa fare, scoprì di non essere in grado di disegnare nient'altro che non fosse una copia dei disegni del suo maestro.

Così ruppe la matita e il foglio e capì che forse doveva cominciare tutto da capo.

mercoledì 9 maggio 2012

Luis Mochon - Napoli

Aggiungo il link al video dello stage di Napoli con il maestro e amico Luis Mochon


mercoledì 25 aprile 2012

Ultimo saluto

Vorrei poterti scrivere tante cose belle, ma non mi importa fare impressione con qualche frase d'effetto scritta e corretta tante volte, mi suona di falso.
Quello che ti sto scrivendo ora mi viene veramente dal cuore.
Ci mancherai.
Spero che da lassù continuerai ad osservarci e ad essere orgoglioso di tutti noi come hai sempre fatto.
Noi ti porteremo sempre nei nostri cuori e mai ti dimenticheremo.

Grazie per averci insegnato tante cose.

Addio Maestro di vita.

lunedì 19 marzo 2012

...Siamo ciò che pensiamo...




Dal collo in giù,l'uomo vale un paio di dollari al giorno. Dal collo in su, vale qualunque cosa la sua mente sia in grado di produrre.
("Thomas Edison")


Alcuni metodi di insegnamento delle arti marziali hanno ereditato un approccio orientale, il quale prevede che un allievo non debba farsi troppe domande su quello che gli si sta insegnando, ma deve riporre una fiducia innata nel suo maestro e ripetere lo schema che l’insegnante gli mostra senza chiedersi il perchè, senza chiedere se è efficace o meno, senza chiedersi se quello che fa ha senso oppure no.


Questo metodo di insegnamento non è del tutto scorretto, ma va contestualizzato.

In oriente la pratica delle arti marziali è (o sicuramente era) diversa dalla nostra. Tendenzialmente chi pratica oggi,  dedica qualche ora a giorni alterni alla pratica, a differenza di quanto veniva fatto in oriente in passato, essendo lì la pratica molto più continuativa della nostra.

Ora il punto è che applicare il loro stile di insegnamento al nostro contesto non sempre può risultare soddisfacente. 
Infatti la nostra pratica “saltuaria” non permette di costruire un rapporto di continuo dare/avere tra maestro e allievo.

Questo metodo di insegnamento inoltre può anche avere un effetto controproducente: la crezione dell’allievo-automa.

Mi è capitato di vedere praticanti di aikido che non hanno la più pallida idea di quello che gli si chiede di fare e ripetono pedissequamente (o almeno ci provano) ciò che l’insegnante gli ha mostrato.
Immagino che se l’insegnate chiedesse agli allievi di mettersi un dito in un orecchio e cominciare a saltare per 5 minuti, gli allievi magari lo farebbero.




Ovviamente dietro ad un insegnamento del genere può esserci anche un criterio fondato, infatti si narra che Ōsensei  era solito comportarsi così:
Ōsensei mostrava una forma di ikkyo, un allievo gli chiedeva di fargliela vedere perchè c’era qualche dettaglio di Ikkyo che non era riuscito a mettere a fuoco ed Ōsensei senza dire una parola ripeteva la tecnica davanti agli occhi dell’allievo, peccato però che gli faceva vedere tutt’altro, magari faceva Shiho Nage o Kote Gaeshi.


Non starò qui a spiegarvi perchè lo faceva, a ciascuno lo propria interpretazione, vi lascio solo la seguente raccomandazione:

APRITE GLI OCCHI!!!!
Diffidate di chi non sempre vi mostra il perchè delle cose.
Anche quando tutto vi sembra chiaro, cercate di vedere le cose sempre da diverse prospettive.


Prima di poter insegnare qualcosa agli altri bisogna essere in grado di insegnare qualcosa a se stessi.



lunedì 5 marzo 2012

Aikido!?Sì, ma dove?


Ci sono enormi probabilità che mi farò molti nemici considerando quello che sto per scrivere.
Ma a costo di sbattere contro un muro non posso resistere alla tentazione, lo scriverò.

Credetemi ho trovato molto più aikido in questo video che in qualche stage che ho fatto in giro.


giovedì 1 marzo 2012

Aikido Marc Bachraty

Non è esattamente la pratica che sto cercando di fare in questo momento, ma devo dire che mi piace molto e che ci sono molti spunti interessati.

http://www.youtube.com/watch?v=WPdJeG2EFYU

martedì 28 febbraio 2012

Le scatole della mente


Le idee sono degli oggetti della mente;quando pensiamo a qualcosa, non possiamo lasciarla vagare così nella mente, per non perderla dobbiamo immagazzinarla da qualche parte.
Per questo abbiamo bisogno di scatole, e per un fatto di comodità cerchiamo nella nostra mente la scatola che si adatti quanto più possibile al contenimento di una determinata idea.



Io non voglio limitarmi a usare solo scatole già esistenti, voglio imparare a costruire scatole nuove.


Creare modelli nuovi per vedere le cose da punti di vista differenti.


venerdì 24 febbraio 2012

Fare, non fare.

Uno dei problemi comuni che riscontro nella pratica è quello di voler fare qualcosa, non che sia in sè sbagliato, anzi ben venga la buona volontà e l'impegno,  attenti però all'ostinazione.

La ricerca efferata di qualcosa non necessariamente porta a qualcosa, la ricerca efferata di qualcosa ci concentra  però sicuramente nella ricerca di una determinata cosa.
Nel caso peggiore non siamo riusciti a trovare ciò che stiamo cercando, nel caso migliore invece siamo arrivati alla nostra soluzione (ma in realtà avevamo già scelto dal primo momento cosa avremmo trovato e soprattutto che strada percorrere per trovarlo).



Occhio però che le mie parole non vengano fraintese, io non sto dicendo non metterci tutto l'impegno possibile nella pratica, sto solo dicendo di non costringervi necessariamente a mettere in pratica la soluzione che avevamo già deciso dal primo momento.


Proviamo a tornare indietro di tanti anni, quando da bambini giocavamo con le forme geometriche ad incastro.




Semplicemente quello che suggerisco di fare e non provare a fare entrare il quadrato nel posto riservato al cerchio, ovvio che a furia di botte, il quadrato smusserà i suoi angoli e probabilmente entrerà, ma abbiamo commesso i seguenti errori

1)Eravamo già convinti prima di cominciare a giocare che il quadrato doveva andare nel posto riservato al   
   cerchio
2)Abbiamo cambiato l'esistenza del quadrato (un quadrato smussato di certo non è un quadrato)
3)Abbiamo anche rotto il gioco, e quindi come ogni bambino che si rispetti dovremmo almeno piangere :)




L’approccio ideale dovrebbe essere quanto più tranquillo e neutrale possibile (nessuno mi dirà niente se sto tutto il giorno a guardare il mio gioco senza fare niente), poi,  se e quando avrò deciso di giocare con le forme, comincerò a prendere confidenza che gli oggetti che tocco e mi chiederò perchè le forme sono tali e come possono correlarsi al piano di lavoro.


In sintesi bisogna sapersi correlare continuamente a tutte le variabili in gioco.

Siamo noi a fare la tecnica, non è la tecnica che viene fatta da noi.

Non ostiniamoci a trovare per forza LA soluzione, cerchiamo di vedere le soluzioni.



L'ostinazione è la parente povera della volontà” (Malcolm de Chazal)

lunedì 20 febbraio 2012

D'amore di Aikido e di altre sciocchezze

Ovvero Riflessioni di una persona qualunque



Sono tante le volte in cui mi sono fermato a pensare, a farmi domande, a cercare risposte, a non trovare risposte (potrei andare avanti per molto...)



Ad un certo punto mi sono chiesto "Ma perchè non condividere alcuni di questi pensieri!?".
Magari quello che per me potrebbe essere inutile, si potrebbe rivelare importante per qualcun'altro o viceversa.


La condivisione è una delle cose più gratificanti di questo mondo.



Sempre se si è capaci di sapersi mettere in discussione, altrimenti diventa imposizione.


Quindi questo è lo spirito con cui nasce questo blog, il titolo del post sta ad indicare il fatto che ciò che penso ha molta attinenza con l'aikido (arte che mi segue e perseguita ormai da una vita) e l'amore, che credo sia alla base di tutto ciò che facciamo (ritengo che l'uomo difficilmente faccia ciò che non gli piace) ed ovviamente uniamo all'aikido e all'amore tante altre sciocchezze che mi vengono in mente, ed il gioco è fatto.


A questo punto che dire:
Per tutti quelli interessati, salite a bordo e vediamo cosa ne esce fuori.